Dall’impollinazione effettuata dalle api dipende un terzo dei raccolti
agricoli. Ma le api muoiono in tutto l’Occidente, e analisi di
laboratorio effettuate su quelle di Renato Bologna e Marisa Valente
hanno evidenziato tracce di Tiametoxam, un insetticida neonicotinoide
che figura fra i quattro principi attivi consigliati dalla Regione
Piemonte per la lotta integrata alla flavescenza dorata della vite, la
malattia più temuta dai vignaioli e in crescente diffusione: quando le
piante ne sono colpite, è necessario abbatterle.
Il “contagio” avviene attraverso un insetto. Nelle zone in cui la
flavescenza è radicata (come quella in cui Bologna e Valente abitano ed
allevano api) sono obbligatori due-tre trattamenti preventivi ogni anno.
Così i due hanno iniziato lo sciopero della fame per chiedere di proibire tutti i pesticidi neonicotinoidi.
In Italia l’unico divieto (provvisorio) riguarda l’uso dei
neonicotinoidi per la concia della semente del mais, in seguito alla
strage di api verificatasi nella Pianura Padana durante la semina 2008,
la prima in cui la concia fu una prassi generalizzata.
I neonicotinoidi sono pesticidi sistemici neurotossici. Significa
che si diffondono in tutte le parti della pianta e nei loro essudati, e
che agiscono sul sistema nervoso degli insetti. Si usano anche su alberi
da frutto e ortaggi, non solo nelle vigne.
Se la dose non è tale da provocare la morte immediata, gli insetti
“rincoglioniscono“, per usare il vocabolo di Renato Bologna. “Diventano
come gli anziani colpiti dall’Alzheimer”.
“Le api venute in contatto con ‘sta roba qui’, se riescono a tornare
all’alveare svolazzano malamente, sbandano, si rovesciano ripetutamente
a pancia in su mentre camminano”.
“Le compagne ancora sane cercano di allontanarle. Infatti, bastano 5
api intossicate dai neonicotinoidi perché nel giro di 24 ore sia
intossicato il 65% delle api che vivono nell’arnia”.
“Questi veleni non passano nella pappa reale e nel miele: le api,
per così dire, fanno opera di filtro durante l’elaborazione. Sono invece
presenti nel polline, nelle larve e negli altri prodotti dell’alveare.
Cioè in quelli in cui la nostra azienda è specializzata. Abbiamo ordini
per decine di migliaia di euro e non riusciamo ad evaderli”.
Sul sito internet messo su in occasione dello sciopero della fame,
Renato Bologna e Marisa Valente “linkano” una serie di documenti
scientifici relativi agli effetti dei neonicotinoidi sulle api e su
insetti utili per l’agricoltura: “Ma ci sono anche tutti gli altri
insetti: dalle farfalle alle lucciole. In campagna se ne vedono sempre
di meno”.
In questo senso, dicono, fare a meno dei neonicotinoidi significa difendere la biodiversità e l’ambiente.
Ma non solo. Sempre scavando nella documentazione che essi hanno
messo on line, si trovano studi secondo i quali il Tiametoxam si è
rivelato cancerogeno in occasione di ricerche condotte sui topi e i
recettori dell’acetilcolina – quelli su cui i neonicotinoidi agiscono –
non sono presenti solo negli insetti ma anche nei mammiferi, in diversi
distretti coinvolti nella rete del sistema endocrino.
“E’ un problema che riguarda la salute di noi uomini: non solo le
api”, dicono. Chiedono di firmare un appello contro i neonicotinoidi. Io
l’ho già fatto.
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